Somatizzazioni e dolore cronico
La psicosomatica indaga la relazione che si viene a creare tra il corpo (soma) e la mente (psiche) e la reciproca influenza che si esprime attraverso sintomi fisiologici e/o come malesseri psicologici. L’interazione di problematiche fisiologiche, psicologiche, psicosociali e ambientali legate a stress ed eventi di vita gioca un ruolo fondamentale che può creare o aggravare danni già presenti a livello organico.
Nei disturbi psicosomatici la persona vive uno stato di intensa ansia e stress causato dalla fatica di comprendere se l’origine del proprio malessere deriva da un problema fisico o se è legata ad una situazione emotiva compromessa.
Difronte a situazioni di stress e di disagio la persona che soffre di un disturbo psicosomatico soffre di un disturbo reale e non “immaginario”, verso il quale può reagire con uno stato perenne di attivazione come se fosse in costante emergenza senza mai “spegnere il cervello”.
I diversi disturbi psicosomatici sono associati alle rispettive parti del corpo: quando viene “preso di mira” l’apparato gastrointestinale l’individuo può soffrire di gastrite, colite, stipsi, diarrea, nausea; quando ad essere colpito è l’apparato respiratorio la persona può mostrare asma, dispnea e singhiozzo; la pelle della persona può mostrare segni di acne, psoriasi, orticaria, dermatite atopica, eritemi, iperidrosi, secchezza di cute e mucose.
Molto comuni e diffusi sono i disturbi psicosomatici legati al sistema muscolo scheletrico che si presentano con cefalea e mal di testa, stanchezza cronica, crampi muscolari, torcicollo, lombalgie e fibromialgia. Infine i disturbi psicosomatici possono colpire anche l’apparato urogenitale con sintomi di impotenza, eiaculazione precoce, anorgasmia, dolori mestruali, enuresi e disturbi minzionali.
Il dolore cronico: di cosa si tratta?
Il dolore è una funzione naturale e importante del corpo umano. Il dolore cronico è qualsiasi dolore che dura più di tre mesi e che può variare dall'essere vagamente fastidioso a gravemente debilitante. Vivere con dolore cronico può essere mentalmente, fisicamente ed emotivamente invalidante: lo stress e le emozioni possono peggiorare o persino prolungare i sintomi cronici del dolore.
Il dolore cronico si sviluppa spesso a causa di una condizione di salute mentale. Il dolore cronico e la depressione sono spesso strettamente collegati: la depressione può causare dolore cronico e lo stress di vivere con dolore cronico può facilmente causare nella persona la depressione. Esiste alta comorbidità tra dolore muscolo scheletricho cronico (CMP) e il disturbo da stress post-traumatico (PTSD).
Convivere con il dolore cronico può risultare immensamente stressante e faticoso. È necessario avvalersi di un supporto medico e/o psicoterapico, unitamente a:
- gruppi di auto-mutuo aiuto in cui condividere la propria esperienza con persone che soffrono di dolore cronico
- coltivare relazioni interpersonali
- praticare tecniche di rilassamento e di meditazione della consapevolezza (Mindfulness)
- l'esercizio fisico favorisce il rilascio di endorfine che agiscono come antidolorifici naturali. La pratica del nuoto viene favorita perché sollecita meno le articolazioni, allunga i muscoli e allevia lo stress.
- seguire una corretta alimentazione priva di alcol e cibo spazzatura che possono causare infiammazione nel corpo, peggiorando il dolore cronico
- evitare movimenti ripetitivi o posture (sedute o in piedi) prolungate
Sindrome da affaticamento cronico: di cosa si tratta?
La sindrome da affaticamento cronico (CFS) causa un esaurimento fisico e mentale grave e persistente. È conosciuto con altri nomi, come ME (encefalomielite mialgica), CFIDS (sindrome da disfunzione immunitaria da affaticamento cronico) e PVFS (sindrome da affaticamento post-virale). È più comune nelle donne e negli adulti di mezza età, tuttavia anche i bambini possono esserne colpiti.
Alcune persone si mostrano geneticamente più vulnerabili alla sindrome da affaticamento cronico in seguito a problemi psicologici derivati da condizioni di stress e traumi o da squilibri ormonali causati da debolezze del sistema immunitario, infezioni batteriche o virali.
Spesso i sintomi possono essere innescati da un evento o un periodo stressante; possono verificarsi improvvisamente o svilupparsi nel tempo. La stanchezza provata a causa dell'affaticamento cronico non è alleviata dal riposo o dal sonno.
I sintomi della sindrome da affaticamento cronico possono includere:
- grave stanchezza che può rendere semplici attività quotidiane (come vestirsi) un processo estenuante
- palpitazioni cardiache
- dolore muscolare articolare
- disturbi del sonno (risvegli frequenti)
- dolore a livello delle ghiandole del collo o delle ascelle
- mal di gola
- difficoltà di concentrazione
- vertigini
- sudorazione
- problemi di equilibrio statico e dinamico
La sindrome da affaticamento cronico può avere un effetto devastante sulla salute emotiva e mentale della persona che, anche con sintomi lievi, può vedersi costretto a rinunciare al suo lavoro, agli hobbies e al suo stile di vita e rivalutare i piani futuri e vivere la propria condizione con sentimenti di paura, impotenza, frustrazione, vergogna e sensi di colpa e fallimento.
Un percorso di consulenza può aiutare un individuo con CFS a superare queste emozioni difficili, riducendo i livelli di stress e alleviando i sintomi di depressione e ansia che possono beneficiare di attività come:
- organizzare la giornata e gestire i livelli di attività e di esercizio fisico che, se effettuati a un ritmo adeguato, graduale e senza eccessi possono favorire un senso di controllo e la motivazione per il raggiungimento di obiettivi realistici
- prediligere una sana alimentazione con cibi a lento rilascio di energia
- mantenere una igiene del sonno seguendo una routine (andare a letto alla stessa ora ogni notte, fare un bagno rilassante o bere una bevanda calda, praticare tecniche di rilassamento e Mindfulness per contrastare l’insonnia)
- praticare la meditazione della consapevolezza è uno strumento utile per gestire l'angoscia emotiva e lo stress che la persona con CFS vive nella quotidianità
- mantenere legami sociali con amici e familiari
- partecipare a gruppi di supporto per condividere la propria sofferenza
Fibromialgia: di cosa si tratta?
La fibromialgia è una malattia reumatica cronica che comporta intenso dolore a muscoli, tendini e legamenti: i muscoli in costante tensione provocano una rigidità delle articolazioni della persona che mostra un’ipersensibilità al dolore, sentendosi sempre stanca. Anche se il dolore è localizzato in corrispondenza di muscoli, legamenti e tendini, la fibromialgia non è un’infiammazione dei tessuti. I punti del corpo dove si tende a percepire più dolore sono la colonna vertebrale, le spalle, le braccia, le gambe.
Nella fibromialgia i sintomi non necessariamente si presentano tutti insieme, ma spesso i dolori diffusi, l’eccessiva sensibilità e la stanchezza possono manifestarsi contemporaneamente.
I sintomi più comuni della fibromialgia includono:
- Dolore diffuso e cronico
- Tensione muscolare più alta del normale
- Rigidità (in particolare a collo e spalle)
- Aumentata sensibilità al dolore
- Astenia (stanchezza e affaticamento cronici)
- Disturbi del sonno
- Sindrome del colon irritabile
- Depressione
- Ansia e stress
- Cefalea
- Emicrania
- Dolori addominali
- Spasmi vescicali e bruciore
- Disturbi del sonno
- Parestesie (formicolii)
- Senso di gonfiore (in particolare alle mani)
- Difficoltà di concentrazione
- Deficit di memoria
Allo stato attuale non si conosce una causa univoca per l’insorgere della fibromialgia. Si suppone che un insieme di fattori (fisiologici, psicologici, sociali) favoriscano l’insorgere di questa sindrome. Può accadere che il verificarsi di un evento traumatico o il perpetuarsi di periodi particolarmente stressanti peggiorino la condizione di salute della persona portandola ad avere una percezione del dolore amplificata, determinandone l’insorgenza.
La fibromialgia è molto dolorosa e purtroppo difficile da riconoscere: nella persona possano insorgere malesseri psicologici (frustrazione, ansia, depressione) conseguenti a questa malattia dovuti alla difficoltà della diagnosi: gli esami sono nei limiti, le visite specialistiche non danno particolari esiti. La persona continua a sentirsi dire che “è tutto nella norma, non ha niente”.
Attualmente non esiste una vera e propria cura per chi soffre di fibromialgia. Viene privilegiata una visione olistica che tenga conto sia del trattamento farmacologico che della terapia psicologica attraverso i farmaci (spesso vengono utilizzati gli antidepressivi che, regolarizzando i livelli dei neurotrasmettitori responsabili della regolazione dell’umore, diminuiscono il dolore e aiutano a migliorare la qualità del sonno) e gli esercizi di stretching muscolare, le tecniche di rilassamento, l’ipnosi e la pratica della consapevolezza (Mindfulness) che aiutano a ridurre la tensione muscolare.
Come afferma Henry Maudsley “l’afflizione che non trova sblocco nelle lacrime fa piangere altri organi” si rende necessario - accanto all’intervento medico - il supporto della psicoterapia che aiuta la persona a concedersi uno spazio per fermarsi e dare voce alle emozioni e ai segnali del suo corpo, ad accettare il proprio stato psicofisico, riportando la sua attenzione sull’aspetto emozionale e relazionale del problema, fornendo un senso ai propri disturbi al fine di ritrovare il proprio equilibrio emotivo e il proprio benessere.
Per saperne di più o per prendere un appuntamento è possibile utilizzare l’apposito modulo oppure contattarmi via e-mail o telefono.
Dr.ssa Daria Carli Giori
Psicologa, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR a Sesto Calende (VA)