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A cosa serve uno zerbino, dopotutto, se non c'è nessuno che ci cammina sopra?

A cosa serve uno zerbino, dopotutto, se non c'è nessuno che ci cammina sopra?

Smettere di piacere alle persone ed iniziare a stabilire dei limiti

L'empatia e la gentilezza sono tratti che aiutano a contribuire positivamente alla vita di coloro che si ama. Ma si può essere “troppo gentili”? Piace essere gentili perché le persone si sentono apprezzate ed in armonia con se stesse. Ma esiste un costo potenzialmente elevato ad essere "troppo gentili".

Come si fa a capire se si è “troppo gentili”?

Essere una persona che:

  • non si ferma a pensare prima di accettare e si offre di aiutare a qualsiasi condizione
  • non si ferma mai, anche se malata, perché le altre persone contano sempre sulla sua costante disponibilità
  • quando l’idea di non aiutare qualcuno o di non adempiere a tutte le responsabilità non provoca solo una sensazione di disagio ma, spesso, anche un travolgente senso di vergogna, con la conseguenza di non delegare mai a nessuno l’aiuto richiesto per la paura di deludere
  • quando non esprime – o forse nemmeno prova consapevolmente – emozioni negative come rabbia, risentimento o frustrazione.

Essere “troppo gentili” può significare sacrificare ciò di cui si ha bisogno per ciò che gli altri vogliono e si può farlo consapevolmente o meno ed anche con un certo risentimento quando ci si mostra simpatici al mondo esterno, pensando semplicemente di doverlo essere.

L’importanza di mettere i confini

Nel tempo viene interiorizzata la credenza che il modo migliore per guadagnare amore è dare incessantemente agli altri, pena il loro rifiuto, l’abbandono e la solitudine.
Essere costantemente “troppo gentili” può avere un impatto sulla salute mentale e fisica che si potrebbe non essere disposti a pagare. Infatti nelle relazioni “senza confini” possono avere luogo dinamiche che sembrano impossibili da cambiare: pensare di smettere di piacere e deludere le persone crea ansia, ma quando si vive per la felicità degli altri si perde se stessi nel processo, perché compiacere le persone è una forma di evitamento quando si vuole evitare il confronto e la possibilità di suscitare rabbia e delusione da parte degli altri. 

Esercitarsi a dire di NO

La persona compiacente sente di dovere a tutti una spiegazione del perché non può fare qualcosa e spenderà tempo ed energia per fornire una giustificazione spesso non necessaria.
Il NO è una frase completa ed è spesso semplicemente sufficiente: “no, non posso farlo in questo momento" o "non sono disponibile" senza aggiungere un ragionamento approfondito.

Accomodarsi con il disagio e notare la sensazione

I sensi di colpa, quella sensazione di disagio allo stomaco o i pensieri ansiosi non sono necessariamente segnali di avvertimento che si sta facendo qualcosa di sbagliato: potrebbero semplicemente esprimere il cambiamento di uno schema di comportamento interiorizzato. Con il tempo la persona si renderà conto che il peggio non è accaduto e che ha semplicemente creato una nuova normalità.
Con familiari e amici stretti a volte risulta utile comunicare che si sta “provando” un nuovo confine: non c’è bisogno di difenderlo o di ottenere la loro approvazione, è anche sufficiente dire: “Sto cercando di proteggere il mio tempo al fine di investire nel mio benessere”.

Come stabilire limiti e confini

Le abitudini relazionali possono essere difficili da rompere. Compiacere le persone è un comportamento che può aver avuto origine nell'infanzia: le persone che piacciono alla gente sono state spesso condizionate in tenera età a dire di SI’ ed a compiacere gli altri per primi, anche a proprie spese.
Un percorso di consapevolezza di Sé, sotto la guida di un professionista del benessere psicologico, può offrire una preziosa opportunità per comprendere la storia personale che influenza il proprio comportamento (quali erano le aspettative dell’ambiente familiare? Quale comportamento è stato premiato e quale ruolo si ricopriva nella dinamica familiare?).
È importante sapere cosa si vuole. Dal punto di vista della psicologia positiva è utile sapere cosa si desideri per prendere decisioni intenzionali, al fine di proteggere le proprie intenzioni e per decidere di andare nella direzione desiderata attraverso la sua conoscenza e la sua gestione. Se si conosce dove si sta andando è più facile sapere a cosa dire di NO, poiché risulta evidente che altre situazioni ostacolanti sono una distrazione per gli obiettivi prefissati.

Per saperne di più o per prendere un appuntamento è possibile utilizzare l’apposito modulo oppure contattarmi via e-mail o telefono.


Dr.ssa Daria Carli Giori
Psicologa, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR a Sesto Calende (VA)

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