Le parole del poeta spagnolo Antonio Machado esortano con semplicità a raccogliere saggezza dai fallimenti passati:
La notte scorsa, mentre dormivo,
Ho sognato un “errore meraviglioso”!
Avevo un alveare
qui dentro il mio cuore.
E le api d'oro
stavano facendo pettini bianchi
e dolce miele
dai miei vecchi fallimenti.
Si rischia di essere rifiutati ogni volta che si chiede a qualcuno di uscire. Si rischia di avere il cuore spezzato quando si creano relazioni di qualsiasi tipo. Quando si dice ciò che si pensa, quando ci si presenta autenticamente al mondo si rischia di offendere gli altri. Si rischia di perdere tempo e denaro quando ci si lancia in imprese e nuovi lavori per seguire le proprie passioni. Ogni volta che ci si dedica ad attività competitive come sport o giochi si rischia di perdere contro persone più esperte.
Eppure sottrarsi a rischi di questo tipo semplicemente non è un'opzione, perché evitare il rischio non è altro che evitare la vita. Statisticamente parlando è molto probabile che si possa fallire su numerosi fronti nel corso della vita, come in una sorta di “giochi a somma zero” in cui esistono vincitori e vinti definiti e dove il guadagno di un giocatore è equivalente alla perdita di un altro giocatore.
L'approccio di evitamento del rischio può portare a negare a se stessi la possibilità di soddisfare i bisogni più elementari come la formazione e il mantenimento di relazioni nutrienti, la ricerca di conoscenze e nuove esperienze, la lotta per lo status e la pratica dell'altruismo.
Il fallimento è una conseguenza naturale dell'assunzione di rischi e i rischi sono una parte inevitabile dell'essere umano. Se da un lato non si può e non si deve correre rischi tutto il tempo, dall'altro non si può nemmeno cercare di eliminare tutti i rischi della vita, perché ciò significherebbe anche eliminare tutto ciò che sta a cuore e che potrebbe rendere felici.
L'inventore della lampadina Thomas Edison dichiarava: “Non ho fallito. Ho appena trovato 10.000 modi che non funzioneranno”.
Nell'industria aeronautica esiste un atteggiamento costruttivo nei confronti del fallimento che è il "pensiero della scatola nera": dopo ogni incidente aereo viene investito un notevole sforzo nel recupero e nell'analisi delle informazioni contenute nel registratore di volo scatola nera al fine di capire cosa è andato storto e di reinserire tale conoscenza nel processo di produzione.
Il fallimento è una delle paure più radicate. Fare del proprio meglio e non riuscirci può essere causa di grande vergogna, angoscia e di una sorta di profondo esaurimento esistenziale causato dalla perdita di motivazione e speranza.
I perdenti sono troppo deboli per avere successo in una società in cui prosperano i più forti e i più intelligenti o, più precisamente, i più spietati. Questa denigrazione del "perdente" fa parte della cultura attuale ove, all’interno delle società individualiste altamente competitive, il fallimento è particolarmente stigmatizzato.
Spesso l’autostima è saldamente legata ai successi nel lavoro e nelle relazioni interpersonali. Se le attività a cui viene dedicato tempo e sforzi non funzionano come si desidera si tende a subire due colpi: la perdita di status e dignità nel mondo esterno e le lesioni all'immagine che si ha di se stessi. Il fallimento, infatti, minaccia l’orgoglio ed il senso di autorealizzazione.
Al fine di conoscere meglio se stessi e le proprie risorse può anche essere necessario incontrare la sconfitta in modo da potersi dire “E’ successo e mi sono alzato. Sono stato buttato a terra di fronte al mondo intero e mi sono rialzato.
Non sono scappato, mi sono rialzato proprio dove ero stato abbattuto”.
La riluttanza ad imparare dai fallimenti non è tuttavia dovuta solo alle culture lavorative dominanti. Anche le ragioni psicologiche giocano un ruolo importante attraverso il meccanismo che spinge l’individuo ad evitare la "dissonanza cognitiva" descritta da Leon Festinger.
Lo psicologo statunitense sosteneva che le persone avrebbero una spinta molto forte a stabilire l'armonia tra i propri valori, le proprie convinzioni, i propri comportamenti e le informazioni esterne. Se viene percepita un'incoerenza tra le convinzioni e le prove esterne la persona compie uno sforzo per eliminare questa dissonanza attuando un percorso di minor resistenza: in questo modo si tende a non cambiare le convinzioni profondamente radicate, ad ignorare o riformulare le prove che non si adattano all’immagine del mondo, filtrando e distorcendo ciò che disturba e minaccia l’equilibrio interiore e l’autostima.
Il tentativo di evitare la dissonanza cognitiva può portare la persona ad investire una considerevole energia mentale al fine di bloccare gli errori commessi, per fornire a se stessi autogiustificazioni e narrazioni alternative, oppure per dare la colpa ad altri.
Intraprendere un percorso di consapevolezza di Sé - accompagnati da un professionista del benessere psicologico - può essere un’opportunità per Iniziare a guardare al fallimento in modo diverso, come una parte essenziale della vita vissuta con coraggio. Sbirciare di tanto in tanto nelle “scatole nere”, soprattutto dopo che ci si sente come “schiantati”, può aiutare la persona ad essere in grado di sviluppare un atteggiamento più gentile e compassionevole nei confronti del proprio fallimento.
Smettere di essere il giudice più severo di se stessi per “fallire bene” può essere raggiunto solo a due condizioni: accettazione e apprendimento. Le parole di Samuel Beckett: “Mai provato. Mai fallito. Non importa. Riprova. Fallisci di nuovo” insegnano che a volte i fallimenti sono gli insegnanti più preziosi perché possono mostrare come migliorare, crescere e imparare dalle esperienze, comprese quelle vergognose e dolorose, rappresentandosi solo come battute d'arresto temporanee in un viaggio più lungo verso una meta che alla fine avrà successo.
Funzionano come si desidera si tende a subire due colpi: la perdita di status e dignità nel mondo esterno e le lesioni all'immagine che si ha di se stessi. Il fallimento, infatti, minaccia l’orgoglio ed il senso di autorealizzazione.
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Dr.ssa Daria Carli Giori
Psicologa, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR a Sesto Calende (VA)