Le relazioni - sia con la famiglia, gli amici o il partner - hanno un notevole impatto sul senso di sé e su come ci si relaziona con gli altri: le relazioni più strette sono spesso il parco giochi - o “campo di battaglia” – nei quali possono essere rivelate vulnerabilità profonde, comportamenti dannosi o dolori passati irrisolti.
Nel corso degli ultimi decenni le relazioni di coppia sono state influenzate negativamente dal ritmo accelerato della vita a discapito di quel senso di legame che, già dopo una prima fase romantica iniziale o dopo aver avuto figli, rende la coppia inaccessibile ad espressioni di amore ed apprezzamento reciproco.
E’ come se fosse svanito il prezioso “tempo della coppia” che si trova a vivere all’interno di un’atmosfera di disconnessione reciproca: irritazioni e discussioni possono facilmente prendere il sopravvento attraverso disaccordi e differenze che impediscono ai membri della coppia di acquisire un linguaggio condiviso ed un nuovo stile di comunicazione. Ai partner è così impedito di vedere che il processo che avviene tra loro è molto più prezioso rispetto al rimanere bloccati nel contenuto della discordia.
La genitorialità è un processo influenzato da aspettative culturali e sociali che sanciscono come debba essere una "buona madre o un buon padre”.
Nella relazione con i partner parlare e cercare aiuto prima di arrivare al punto di rottura (ad esempio a causa di cambiamenti della sfera sessuale ed emotiva) è “tabù” perché l’aspettativa, spesso, è che il bambino avvicini i neogenitori. Tuttavia può accadere che nel percorso verso e attraverso la genitorialità i partner abbiano "perso" se stessi e il senso di “essere in coppia”, diventando quasi estranei a se stessi e uno all’altro.
Solo 1 persona su 3 riferisce di essere soddisfatta della propria vita sessuale con il proprio partner a causa di problemi relativi alla perdita di libido e intimità. Spesso le persone provano vergogna a parlare di problemi sessuali: raramente parlano liberamente con amici o familiari di fantasie sessuali o di “strane” pratiche sessuali perché il senso di vergogna può impedire loro di parlarne. Risulta invece utile - all’interno di uno spazio di ascolto non giudicante - normalizzare e legittimare le preoccupazioni anche attraverso una educazione alla sessualità.
Inoltre anche le influenze religiose e culturali possono impedire alle persone di godere dell’aspetto sessuale a causa di conflitti con le rispettive credenze o quelle delle famiglie d’origine.
Nelle coppie di mezza età il lavoro di “squadra” può risultare più difficoltoso perché il focus viene spostato su nuove esigenze: nella donna la menopausa può essere fonte di confusione e può devastare gli stati d'animo e il desiderio sessuale; così come spesso gli uomini vengono disorientati dal nuovo status identitario assunto con il pensionamento: esigenze che mettono in discussione i sentimenti di autostima con vissuti di alienazione, rabbia e isolamento perché quando l'intimità viene sabotata e la crescita viene minata la persona si sente disconnessa e più tenacemente si aggrappa all'idea che il dialogo reciproco sia una minaccia e una “porta” verso il conflitto.
Nella relazione di coppia può accadere che si rimanga bloccati all’interno di una dinamica piuttosto tossica in cui regolarmente ci si critica a vicenda: il gioco della colpa si basa sulla convinzione che l'altro stia causando il dolore quando in realtà sta semplicemente innescando quella che di solito è una sensibilità emotiva già esistente. Infatti le relazioni intime fanno inevitabilmente scontrare le persone con le proprie vulnerabilità preesistenti alla comparsa del partner.
Uno degli ostacoli più comuni nelle dinamiche di coppia è il “gioco dello scaricabarile” cioè la convinzione che qualora l’altra persona cambiasse o migliorasse alcuni aspetti di sé allora la coppia funzionerebbe correttamente. Durante il conflitto il focus è sull'altro partner che si sente in colpa e sotto attacco, ponendosi di conseguenza in posizione difensiva. Tale modalità evita completamente la consapevolezza della responsabilità nel co-creare il conflitto trascurando così la propria capacità di influenzarne il cambiamento.
Quando ad esempio l’attività sessuale viene messa su un piedistallo e uno o entrambi i partner fanno pressione perché accada subentra il senso di colpa se ciò non avviene: quando le persone si sentono in grado di comunicare in sicurezza di certi argomenti - e di confidarsi cosa vorrebbero davvero l'uno dall'altro - la pressione e il senso di colpa diminuiscono, favorendo la crescita dell’intimità e dell’appagamento sessuale che sembra fluire in modo più naturale. Ne deriva che parlare l'uno all'altro dei propri sentimenti, della tristezza ricorrente, del dolore o della rabbia - piuttosto che incolparsi a vicenda - aiuta a dare un senso a se stessi.
Un primo passo per sbloccare il conflitto è smettere di “puntare il dito” osservando le parole e le azioni del partner attraverso una lente ostinatamente negativa ed iniziare a considerare la propria responsabilità nel contribuire al disagio relazionale.
Ogni relazione dovrebbe essere alimentata e nutrita da entrambi i partner nel modo più equo possibile. Anche se può apparire un compito impegnativo mettere da parte le rispettive esperienze ed ascoltare veramente ciò che l'altro sta dicendo – supportati nell'esplorazione delle rispettive paure e incoraggiati a riconoscere la possibilità di scelte ed autonomie - il risultato porta a capire se stessi e l'altra persona in modo attivo ed empatico.
La maggior parte delle persone vorrebbe avere relazioni felici, appaganti e a lungo termine nella vita.
Studi hanno dimostrato che la salute relazionale è intimamente correlata alla salute mentale individuale: coloro che hanno riferito di essere felici nella propria relazione avrebbero meno probabilità di sperimentare difficoltà emotive e di salute mentale.
Gli echi delle relazioni passate (con genitori o con partner precedenti) possono riapparire ancora nelle relazioni attuali. Ogni partner ha una sorta di visione o modello (spesso inconsci) su ciò che rende una relazione buona o cattiva. Questo si basa sulla storia della famiglia di origine, principalmente su come i rispettivi genitori hanno costruito la loro relazione (sia come coppia che come genitori): i modelli individuali interiorizzati potrebbero essere l'opposto l'uno dell'altro o potrebbero essere abbastanza simili a quelli delle famiglie d’origine.
Durante la crescita i bambini “assorbono” i comportamenti di coloro che sono loro più vicini (genitori, fratelli, sorelle) rispecchiando, adattando o rifiutando tali modelli di riferimento. Gli schemi relazionali appresi formano convinzioni profonde e inconsce sulle modalità di relazione sia nelle relazioni di coppia che con i figli. Può quindi risultare utile esplorare le prime relazioni e comprendere quali messaggi siano stati appresi nei primi anni di vita.
Una consulenza di coppia o una terapia relazionale possono risultare efficaci nell'aiutare i membri della coppia ad affrontare difficoltà relazionali dovute ad esempio alla scoperta di una infedeltà, ad un licenziamento, a debiti, a gravi eventi traumatici come un lutto in famiglia o ancora per i figli che lasciano la casa (“la sindrome del nido vuoto”).
All’interno di un ambiente non giudicante e di supporto reciproco la terapia offre l’opportunità di entrare in empatia con l'altro, capire il punto di vista altrui ed affrontare i problemi alla base dei comportamenti disfunzionali nella coppia, fornendo ai partner l’occasione per comprendere bisogni, pensieri ed emozioni che spesso non si è in grado di esprimere.
Per saperne di più o per prendere un appuntamento è possibile utilizzare l’apposito modulo oppure contattarmi via e-mail o telefono.
Dr.ssa Daria Carli Giori
Psicologa, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR a Sesto Calende (VA)