Adattarsi alla vita dopo un’esperienza di cancro al seno può richiedere tempo e - sebbene la crisi vissuta per lunghi mesi possa essere finita – la persona si potrebbe sentire persa nella brusca transizione da paziente a non paziente: potrebbero essere necessari diversi mesi per ritrovare completamente un sano livello di energia ed un senso di benessere, soprattutto se si ha ancora a che fare con gli effetti collaterali del trattamento.
L'esperienza vissuta avrà probabilmente cambiato la visione e le prospettive di vita: spesso le donne sopravvissute al cancro al seno scoprono di essere più resistenti di quanto immaginassero attraverso una inconsapevole forza interiore e ad una ritrovata fiducia in sé stesse, che stimola la motivazione a sfruttare al meglio ogni giorno donato. Infatti, nonostante le difficoltà, il cancro al seno può rappresentare un’opportunità di crescita personale che cambia la vita e che costringe a guardare la propria e altrui esistenza, rivalutando le priorità ed apportando cambiamenti positivi.
L’impatto psicologico di una diagnosi di tumore al seno continua a lungo (anche dopo che i sintomi fisici sono stati affrontati) attraverso il senso di perdita, le transizioni e le numerose ansie che possono presentarsi.
Avere il modo di riconoscere ed esplorare tali esperienza già dal momento della diagnosi può aiutare a normalizzare e legittimare il proprio vissuto di sofferenza, al fine di aumentare la consapevolezza e ridurre l'isolamento di coloro che sperimentano una diagnosi infausta.
pensieri negativi ciclici
Trovarsi di fronte a una grave malattia, così come il confrontarsi con l'incertezza che la vita possa finire, attiva i meccanismi di sopravvivenza di lotta, fuga o congelamento per affrontare lo shock, il panico e la confusione: accade una sorta di disconnessione tra ciò che si sente nel corpo e ciò che viene consapevolmente pensato nella mente. In tal modo sia alla persona malata che ai propri cari viene fornito un meccanismo di difesa necessario per gestire la situazione di profonda sofferenza.
Questa disconnessione può infatti essere un utile meccanismo di coping (fronteggiamento). Tuttavia spesso accade che questa strategia porti ad un focus attentivo e ad una costante concentrazione così potenti da impedire al soggetto di allontanarsi dai numerosi pensieri negativi. E quando i pensieri sono negativi e ciclici possono avere un impatto molto disfunzionale sulla vita quotidiana.
È importante ricordare che i pensieri non sono la stessa cosa dei fatti. Le attività di rilassamento e gli esercizi di respirazione (soprattutto a contatto con la natura) sono importanti per riconnettersi al corpo: qualsiasi esercizio fisico, anche il più delicato dei movimenti, cambierà la fisiologia del corpo spingendo a calmare i pensieri ciclici negativi, fornendo maggiore connessione con il sé ed un senso di rinnovato benessere.
La sopraffazione emotiva
Nonostante appaia difficile esplorare ed etichettare una sensazione emotiva è utile condividere i sentimenti e le sensazioni fisiche: come un messaggio veicolato dal corpo stesso (“Cosa sta cercando di dire il corpo su come si sente?”).
I sentimenti comuni post-diagnosi cancro al seno possono includere la negazione, la rabbia, la paura, la preoccupazione, la tristezza ed il senso di ingiustizia. L'enorme volume di tutti questi sentimenti può sembrare travolgente: prendersi del tempo per notare e riconoscere le emozioni esperite risulta essere utile in quanto i sentimenti repressi possono influenzare negativamente la persona malata e le sue relazioni.
Il senso di perdita
Una diagnosi di cancro può portare con sé perdite multiple per tutti gli interessati e non tutte queste perdite sono immediatamente evidenti: la perdita della salute e della fisicità di un individuo, la perdita di uno stile di vita precedente alla malattia, la perdita di un ruolo ben definito all'interno del nucleo familiare.
Così come avviene nel processo del lutto - e soprattutto nel rispetto del tempo necessario - sentimenti di negazione, di rabbia e di tristezza necessiteranno di una elaborazione al fine di potersi adattare al cambiamento delle circostanze e ad una realtà alterata da quella precedentemente vissuta.
L’ansia
I vissuti di ansia possono insorgere dal momento della diagnosi e continuare durante il trattamento ed il recupero (ad esempio per l’attesa tra i controlli di follow up). A volte i sintomi fisici dell'ansia possono essere scambiati per sintomi correlati al cancro e questo può portare ad una maggiore ipervigilanza verso i sintomi fisici, così che la vita sembra di nuovo fuori controllo: le normali routine vengono interrotte e prevale un senso di impotenza e incertezza per ciò che accadrà in futuro (“Cosa riserva il futuro e come lo gestirò finanziariamente?”).
Il senso di sé e l’identità
Le transizioni durante il tempo della sopravvivenza saranno in continua evoluzione, fluide e non necessariamente lineari. I precedenti schemi relazionali – il modo in cui la persona si relaziona con sé stesso e con gli altri - possono influire sul modo di adattarsi ad un differente senso di sé.
La persona malata spesso si pone domande sul proprio senso di sé e sulla propria identità (“Riesco a ricordare chi ero prima della diagnosi? Un paziente è tutto ciò che sono? Che ruolo ho ora? Ho il controllo del mio corpo? Come sono ora visto dagli altri? A quale senso di identità posso aggrapparmi?”).
Un percorso di fronteggiamento della malattia può portare un rinnovato senso dell’esistenza ed un apprezzamento del mondo attraverso il voler sperimentare tutto ciò che la vita ha da offrire, al desiderio di spingersi per vedere di cosa si è capaci (sia psicologicamente che fisicamente), spesso con la ricerca della gioia nelle cose più semplici come il suono della pioggia contro una finestra, il canto degli uccelli o un caffè appena preparato.
L’esposizione sui media alle storie sul cancro, l'anniversario della diagnosi o il sentire parlare di qualcun altro a cui è stato diagnosticato il medesimo male può far sentire la persona sopravvissuta alla malattia vulnerabile e ogni mal di testa, tosse o dolore che si sviluppa può apparire inquietante.
Sebbene la recidiva sia sempre una possibilità una ampia parte delle donne sopravvissute non ha più bisogno di un trattamento per il cancro al seno. E che si sia una persona tipo "bicchiere mezzo pieno" o tipo "bicchiere mezzo vuoto" accade di sentirsi ansiosi ed incerti in merito al ritorno della patologia. Il monitoraggio ed il supporto psicologico può aiutare la persona a sentirsi meno vulnerabile, permettendole di concentrarsi sul presente al fine di evitare di preoccuparsi di cose che potrebbero non accadere mai.
Identificare i trigger emotivi (fattori scatenanti) e parlarne può aiutare la persona ad affrontarli preventivamente e a ridurre al minimo l'effetto che hanno sulla vita. Condividere le paure con la famiglia o con i membri di un gruppo di supporto (che apportano una preziosa testimonianza della propria esperienza) risulta utile per gestire la paura che il cancro al seno ritorni.
Trovare uno spazio di accoglimento ed ascolto sotto la guida di un terapeuta può aiutare a ridurre l'ansia e a sostituire i modelli di pensiero negativi con quelli positivi perché vivere con la speranza è responsabilizzante mentre vivere con la paura e l’incertezza compromette il benessere fisico e le capacità di godere la vita e di fare progetti per il futuro.
Per saperne di più o per prendere un appuntamento è possibile utilizzare l’apposito modulo oppure contattarmi via e-mail o telefono.
Dr.ssa Daria Carli Giori
Psicologa, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR a Sesto Calende (VA)