• Home
  • Articoli
  • Affrontare l'elefante nella stanza: conversazioni difficili dopo una diagnosi terminale

Affrontare l'elefante nella stanza: conversazioni difficili dopo una diagnosi terminale

Ricevere una diagnosi terminale può comprensibilmente avere un immenso impatto psicologico sull'individuo, sulla sua famiglia e sui suoi amici.

Affrontare l'elefante nella stanza: conversazioni difficili dopo una diagnosi terminale

Accettare che qualcuno che si ama (un genitore, un partner o un bambino) possa ricevere una diagnosi terminale è molto difficile da assimilare: dare un senso al dolore e ai cambiamenti sperimentati in previsione della morte evoca una serie di sentimenti potenti.

Il dolore è la risposta naturale alla perdita di una persona con cui si ha avuto un prezioso attaccamento e connessione. Di fronte alla notizia di una imminente separazione si avvia un processo di anticipazione e immaginazione di un lutto che si definisce “anticipatorio” e nelle settimane e nei mesi successivi a una diagnosi terminale la famiglia e gli amici spesso segnalano l’intenso lavoro emotivo per elaborare il “dolore anticipatorio” derivato dall'impatto di vivere al fianco di qualcuno che sta morendo.

Il modello di dolore presentato dalla psichiatra Elisabeth Kubler-Ross - generalmente applicato al processo del lutto – mostra cinque fasi che non vengono vissute dall’individuo in maniera sequenziale, bensì lo vede - muovendosi avanti e indietro durante i giorni e le settimane che precedono il momento della morte - oscillare tra i seguenti stati d'animo:

  • Negazione che può manifestarsi attraverso iperattivazione o comportamenti di controllo, oppure con una inspiegabile positività dove ogni segno di tristezza è precluso e separato dalla mente cosciente;
  • Rabbia che spesso, difronte all'iniquità della situazione, viene spostata e proiettata verso i professionisti sanitari o mettendo in discussione fedi di lunga durata;
  •  Depressione che preclude qualsiasi senso di speranza nelle persone che vivono accanto ad una persona che muore, all’interno di una realtà vissuta come insopportabile;
  • Contrattazione attraverso una serie di domande a se stessi e agli altri ("E se l'avessimo preso prima? E se avessi prestato più attenzione al suo dolore?”) che potrebbero derivare da sensi di colpa o dalla paura di non aver fatto abbastanza per evitare un destino infausto;
  • Accettazione che si manifesta quando gli individui sono in grado di raggiungere un livello di maggiore elaborazione dei propri stati d’animo esprimendo cordoglio, paure, rimpianti difronte alla perdita subita.

Affrontare con cura l'elefante nella stanza riconoscendo il disagio di una conversazione sulla morte

In Occidente, fino a tempi più recenti, si è avuto la sensazione che la morte sia un argomento tabù anche a causa di una convinzione illusoria che la vita possa essere permanente e possa essere pienamente controllata dalle scelte individuali.

All’interno di un contesto di cure palliative si presume che se si fosse più aperti a parlare di morte e del morire e si avessero le capacità necessarie per parlare e ascoltare le preoccupazioni dei morenti, ci sarebbe un miglioramento nelle esperienze di lutto anticipatorio: spesso, quando le persone sono in grado di esprimere pensieri ed emozioni venendo in contatto con la loro comprensibile vulnerabilità, intimità e connessione possono essere trovati, permettendo alla persona morente di sentirsi meno isolata con i propri pensieri ansiosi.

Spesso accade che un familiare - vivendo sentimenti intensi difronte a conversazioni sulla morte e della morte della persona cara - non si senta in grado di sopportare la realtà di una persona che muore.

Chiedere un intervento di supporto psicologico da parte di un professionista esperto nella psicoterapia del lutto non è un segno di debolezza, ma una scelta intelligente e ponderata in un momento difficile: fornire all’individuo uno spazio sicuro di ascolto e privo di giudizio può rappresentare una preziosa opportunità per accompagnarlo attraverso lo stato di dolore anticipatorio fino alla comunicazione di un addio che non si configura come una semplice parola pronunciata, ma che rappresenta una comunicazione ove entrambe le parti hanno riconosciuto il valore l'una dell'altra, attraverso un'espressione d'amore che può mitigare il cordoglio per la perdita subita.

Per saperne di più o per prendere un appuntamento è possibile utilizzare l’apposito modulo oppure contattarmi via e-mail o telefono.


Dr.ssa Daria Carli Giori
Psicologa, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR a Sesto Calende (VA)

Aree di intervento

Servizi

  • Promozione del benessere psicologico
  • Prevenzione del disagio psichico
  • Consulenza e sostegno psicologico individuale e di coppia
  • Psicodiagnosi e valutazione neuropsicologica
  • Sostegno alla genitorialità e Parent Training

Tipologie di intervento

  • Colloqui psicologici individuali
  • Colloqui psicologici con la coppia
  • Colloqui psicologici rivolti a gruppi omogenei
  • Psicodiagnosi e Valutazione Neuropsicologica
  • Stesura di relazioni psicologiche

P.I. 03750780128
© 2024. «powered by Psicologi Italia». È severamente vietata la riproduzione, anche parziale, delle pagine e dei contenuti di questo sito.
www.psicologi-italia.it